Dililì eroina della Belle Epoque di Ocelot

da | 24,Apr,2019 | Cinema, Home

“L’animazione è un mezzo espressivo alla stregua della letteratura, e io, non ho mai fatto film per bambini. Sono un regista e faccio film. Fin dal mio primo film non ho assolutamente pensato ai bambini, anzi ho fatto una sorta di racconto filosofico destinato agli adulti, dove trattavo l’intolleranza e la violenza.  Siccome era un film d’animazione, lo si è fatto vedere solo ai bambini. Così mi hanno marchiato col ferro rovente in fronte: regista di film per bambini. Un marchio che non andrà mai via. All’inizio non ero contento. Mi dicevo: io sono un regista. Ora invece questa cosa mi diverte. È un cavallo di troia: gli adulti pensano che sia animazione, destinata ai bambini e, quindi, non diffidano del film e io posso parlare di qualsiasi cosa. Così li faccio commuovere.”

Chi tende ancora a considerare il cinema d’animazione un mezzo “per bambini” non conosce Michel Ocelot, già papà di Azur e Asmar, ma soprattutto Kirikù e la strega Karaba, a cui l’incipit dell’ultimo lavoro del regista, Dililì a Parigi, strizza l’occhio.

Ocelot ci porta nella Parigi della Belle Epoque, in compagnia di Dililì, una bambina canaca che indaga su una serie di rapimenti misteriosi. La setta dei Maschi Mastri, infatti, ha il compito di rapire tutte le bambine di Parigi. Dililì, eroina ribelle, è ovviamente fra gli obiettivi. Grazie all’aiuto del fattorino Orel, e una serie di personaggi straordinari, Dililì riuscirà a risolvere il caso e rintracciare i responsabili dei rapimenti.

“Quando le vittime non accettano di essere vittime, la vita dei carnefici è meno semplice.” Ci spiega il regista, che continua “Visto il mio ‘cavallo di troia’, penso che questo film possa fare del bene. I bambini possono scegliere se essere Orel o Maschi Maestri, e le bambine possono imparare a diffidare dalle false promesse, e perché no, magari non dimenticare la frase ‘mai più a quattro zampe’.”

Ocelot, parlandoci del suo film ce lo illustra come un film umanista più che femminista, anche se, come sempre, il regista si pone con un occhio di riguardo al mondo femminile. Dililì, infatti, cerca di salvare altre bambine come lei da schiavitù certa, ad opera dei Maschi Maestri. Una vera e propria setta desiderosa di impedire il progresso culturale, scientifico e tecnologico delle donne.

Dal canto suo, Parigi, fa da sfondo alla vicenda, e il giro turistico diventa inchiesta. Dililì riuscirà a smascherare i Maschi Maestri, anche grazie alla fucina di talenti che l’ha popolata negli anni della Belle Epoque. Sono numerosi i personaggi straordinari che la bambina incontra nel corso delle sue indagini (Renoir, Rodin, Monet, Degas, Toulouse-Lautrec, Picasso, i fratelli Lumiere, Melies, Eiffel ecc…), e altrettanto numerose sono le eroine di Dililì a Parigi: Emma Calvè, Sarah Bernhardt, Louise Michelle, Marie Curie, Camille Claudel.

Pioniere nella Belle Epoque di Parigi e non solo, che poi nel corso del ‘900 hanno cominciato ad abbattere barriere: la prima donna avvocato, la prima dottoressa, la prima professoressa universitaria.

“I progressi emersi nel film, sono andati avanti per tutto il XX secolo, anche se ci sono diverse zone nel mondo in cui le donne sono ancora costrette a matrimoni combinati, separazioni dagli uomini nelle piscine pubbliche, vestiti imposti, bambine che non possono partecipare a feste di compleanno di altri bambini perché appartengono a religioni diverse. È per questo che ho fatto dire a Marie Curie ‘Attenzione non dobbiamo retrocedere’.”

Dililì, come ogni bambina nutre in cuor suo il desiderio di libertà, vero motore di ogni cosa. Realtà e fantasia si incontrano per mezzo di un’animazione a dir poco sublime (un misto tra fotografie della città scattate appositamente da Ocelot e disegno animato), strumento prediletto dal regista, col quale può dar vita alla magia.

“Ho iniziato a fare animazione quando avevo un anno e mezzo. Ho preso una matita, ho scarabocchiato e da allora non ho più smesso. Ho giocato. Ho cominciato a tagliare, incollare e colorare. Ho fatto giocare i miei fratelli e le mie sorelle, decoravo la casa per le feste. È una cosa che è venuta da sé. Poi il disegno ha dato vita alla magia sullo schermo. Quando si inventano delle storie, queste, sono artificiali e secondo me non bisogna nascondere che lo sono. Il nostro cervello di spettatori ha bisogno di lavorare un po’, e con un’immagine troppo realistica credo che il cervello si annoi. È bello il gioco che si crea fra il mio cervello di regista e il cervello dello spettatore.”     

Per Michel Ocelot questo film è più di una dichiarazione d’amore: a Parigi, alle donne e al cinema d’animazione. “Il naturale è bello, ma il sublime lo è ancora di più, come dice più volte nel film Sarah Bernhard. I miei film”, conclude Ocelot “sono pubblicità per la realtà.”

Credits

Titolo originale: Dililì
Regia: Michel Ocelot
Con le voci originali di: Prunelle Charles-Ambron, Enzo Ratsito, Natalie Dessay
Distruibuito da: Movies Inspired 
Durata: 93 minuti

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